In questo blog credo che archivierò un pò di tutto da miei disegni a pensieri svalvolati e no (anche se questi ultimi saranno in minor numero!) Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.

18 aprile 2007

Severino Silvani (parte VII)

L’arte e la libertà di frequentarla non arricchisce e spesso bisogna piegarsi ai doveri che incombono, la famiglia da mantenere fece lasciare a Severino la vita Bohèmien e si adattò a committenze spesso troppo restrittive che non gli lasciavano alcuna libertà, così il nonno anche di età avanzata si dedicò ad una produzione di quadri da “Chiesa”, pale d’altare, numerose opere disseminate nelle chiese di provincia, a Reggio Emilia, a Calestano e dintorni credo anche a Parma ad es: c’è una “Madonna della scodella” (Imitazione Del Correggio) nella stanza vescovile di Parma.


Dipinti, bozzetti a soggetto religioso ne ha fatti tanti come preparazione di tele più grandi ed importanti : es”Pargoli venite a me” olio su cartone 16 x21(foto 1)

“La sacra famiglia” pastello su carta 41 x49 (foto 2);

“Bozzetto per quadro di Santa Rita” olio su cartone 19 x 27 ; (foto 3)

Severino Silvani (parte VI)

Altri esempi della pittura di Severino Silvani ci sono dati da:
“Modella velata” olio su tela 23 x34 (foto 1);
“Bimba imbronciata” olio su cartone 21 x25(foto 2);
”Giovane con berretto” olio su cartone 20 x24(foto 3)




Oppure dai seguenti:
“Vecchio con mani incrociate”olio su cartone 29 x36(foto 4);

“Trapezio di vecchio” olio su cartone 15 x33x31(foto 5).

Severino Silvani (parte V)

Tra le figure sono da segnalare gli autoritratti, davvero belli ; Severino di fronte allo specchio, solo di fronte a se stesso, si è misurato e giudicato, direi spesso non si è piaciuto, infatti l’alter ego che scopriamo in questa analisi interiore spesso ci sorprende, seduce o cattura o lacera ma è l’anima con la quale dobbiamo convivere e penso che il nonno questo lo sapesse.


Due esempi di questi autoritratti sono le seguenti figure: “Autoritratto con mano frontale” olio su cartone 34 x45 ed(foto a sinistra)

















Altro autoritratto è rappresentato dalla figura11 “Autoritratto con cappello” carboncino 44 x 58 (foto a destra).

E poi ancora ritratti,nudi, persone sconosciute, forse amici, modelli, modelle trattati in maniera accademica ,talvolta invece interpretati, sembrano foto-tessere di un mondo che fu, forse frequentazioni del nonno quando era in accademia o conoscenze di amici di Calestano.

Comunque personaggi tipici dell’Emilia , di un mondo contadino forse scomparso, ma che vivono con me come gente di famiglia ( hanno il fascino di film come” ‘900” di B.Bertolucci o “l’albero degli zoccoli” di E. Olmi, o meglio ancora l’espressività dei ritratti pompeiani ritrovati nelle antiche tombe egizie di Fajum ) ; es “scenetta familiare” olio su cartone 25 x34 (foto in basso) ;

Severino Silvani (parte IV)


“La zia Pina” (la figlia Giuseppina Silvani morta precocemente a 39 anni) olio su tela( Studio per ritratto) 35 x47 e “Un Cugino” ( Luciano Silvani scenografo a Milano) olio su cartone 30 x 41


(Rispettivamente foto 1 e foto 2 qui in alto)


Questo parente, di cui si è persa ogni traccia, se non il ritratto, era andato allo studio del nonno per imparare a dipingere la figura, e il nonno di poche parole, gli aveva detto: “mettiti comodo ti faccio il ritratto” ; così didascalicamente e in maniera immediata gli svelava tutti i segreti del vecchio mestierante; da questo episodio esce anche la figura umana di Severino, di maestro generoso, onesto e pragmatico ; in casa mio padre lo chiamava il “Burbero benefico”.



Sua moglie Orighi Dirce, adorava quest’uomo distinto, particolare nei tratti, con la barba ed i baffi rutilanti, sempre ben curato nell’aspetto ; “Il Professore “lo chiamava la nonnina, così autorevole, schivo di ogni lusinga, sempre pronto a brontolare, con un caratteraccio che solo lei, così paziente, sapeva lenire ; poi si sa gli artisti sono originali, guadagnano poco, ma penso che lei piccola-grande donna abbia contribuito, nei momenti difficili, con il suo mestiere di insegnante elementare anche al sostentamento della famiglia: .



“Dirce la nonnina”di lei ho un carboncino 32 x 44. (foto a fianco)

Severino Silvani (parte III)



Poi, da segnalare Il ritratto di mia madre, nella foto soprastante, che ho titolato “Lettera d’amore dal fronte” olio su tela 50 x 70 ( foto)
Questo quadro si riferisce al periodo di guerra, i miei si erano appena sposati e la mamma forse aspettava già Anna, mio padre partì per il fronte russo e aveva scritto alla mamma chissà quali belle e amorose parole e il nonno Severino la volle ritrarre così pensierosa e commossa .
La morte, la vita, l’amore sono i temi che il nonno, come tutti i veri artisti, ha cristallizzato in episodi vissuti, interrogandosi sulle grandi domande esistenziali, ma dalla difficile risposta e fermati in immagini, che noi eredi, teniamo in gran conto.
Sempre sulla guida dei ritratti, con questi soggetti, sia io che mia sorella abbiamo numerose pitture ad olio, disegni, chine, carboncini,gessetti,pastelli ,acquerelli ,sculture; infatti al nonno Severino non è sfuggito alcun mezzo tecnico per indagare nelle nuance della espressività e della personalità dell’ individuo che lui, con gran talento, ha saputo cogliere.

Per rimanere nei ritratti di famiglia ad esempio : “Ritratto di Erminio bimbo” olio su cartone 24 x34 (foto a fianco) .











Oppure il quadro “Ritratto di Silvana da bimba ” olio su tela preparatoria 24 x34 (foto a fianco)


Severino Silvani (parte II)



Ricorrenti sono nei quadri di mio nonno i paesaggi di Calestano, paese rimasto nel suo cuore, qui sopra ne vediamo due esempi il primo del paese e il secondo della campagna limitrofa.
Sempre seguendo la rotta dei quadri nella memoria sono vividi i ricordi dei parenti e quindi dei numerosi ritratti, tra i quali trovo significativo quello del: “Bisnonno morto” (Erminio Silvani) olio su cartone 33 x 22 ( Foto a fianco).
Nel qudro si riscontra la grande somiglianza fisica di Erminio con Severino (il figlio), ma al tempo stesso è una dimostrazione d’amore e riconoscenza del figlio verso il padre.

12 aprile 2007

Severino Silvani (parte I)

Questo è un articolo che mia madre Silvana Silvani ha voluto dedicare a suo nonno, mio bis nonno, come un omaggio ad un artista che non è riuscito ad avere quella soddisfazione di poter vedere il suo lavoro concretizzarsi come avrebbe voluto.

Mio nonno Severino Silvani, nato a Calestano nel 1878 e morto a Parma nel 1965,ispirandosi al padre, Erminio Silvani, che era un buon scultore in legno, si dedicò all’attività artistica perfezionandosi nelle migliori scuole d’arte, iscrivendosi prima all’ Accademia di Belle Arti di Parma e successivamentea corsi speciali dell’Accademia di Brera a Milano.Anche se dotato di istintivo talento e di singolare vigoria espressiva, era sempre insoddisfatto di sé e delle proprie realizzazioni, forse per questo non ha mai voluto firmare le sue tele,infatti della

firma ne rimangono pochissimi esempi (vedi figura a fianco).

Umile e schivo di ogni riconoscimento, si è ritirato nel suo guscio e nel silenzio del suo lavoro.Forse le speranze ed i sogni che i successi scolastici avevano alimentato, vennero a scontrarsi con la dura realtà della vita;i suoi lavori migliori, andati perduti nel terremoto di Messina nel 1909, il continuo pellegrinaggio per la provincia di Parma seguendo gli spostamenti della moglie, maestra,senza vendere una tela, infatti data la sua specializzazione in figura (Ritratto) fu difficile per lui piazzare e vendere le sue opere così da poter mantenere la famiglia che stava aumentando; infatti erano nati i due figli Erminio e Giuseppina.
Fra rinunce e sacrifici, intanto correvano gli anni e poiché aveva idealizzato troppo il suo lavoro artistico, non era mai soddisfatto delle sue opere e spesso scontento le distruggeva, talvolta invece per risparmiare sulle tele dipingeva su entrambi i lati.
Più tardi stante le accresciute necessità famigliari, il compromesso con l’arte si dimostrò sempre più necessario e imperativo; suo malgrado fu costretto ad accettare le ordinazioni e la committenza sempre più impegnativa di una nota agenzia parmense di arredi ed arazzi sacri.
Ancora una volta “l’Arte“ ha dovuto cedere alla necessità e “l’Ideale” all’incedere inesorabile della pressione economica.
Forse è stato questo esempio che ha spinto poi mio padre Erminio a seguire tutt’altra strada, anche se, di natura dotato di attitudini al disegno, infatti lui si è dedicato alla pittura tardivamente quando ormai era in pensione e considerava dipingere il suo hobby preferito. Io invece ero molto giovane quando il nonno morì e di lui ho pochi ricordi, ma i suoi ritratti, le sue opere da sempre presenti in casa mi hanno accompagnata, cresciuta e quella atmosfera magica che ho respirato, mi ha sicuramente spinto agli studi artistici che ho intrapreso a Firenze, diventando così, anch’io come il nonno, insegnante di disegno.
Ma, tra i racconti di mio padre, e la riflessione derivata dalla catalogazione dei quadri in mio possesso, quasi come per effetto di un flashback, con mia grande gioia, ho ricostruito i frammenti della mia e della sua vita, ritrovando le comuni origini.
E le origini riconducono a Parma ma soprattutto a Calestano, lì il nonno è nato, vissuto per molto,ha incontrato la nonnina Dirce maestra e con lei si è sposato ed è tornato a vivere nella casa del centro di Calestano, sopra la tabaccheria e vicino alla gelateria della signora Gina (“Amarcord”).
Sempre a Calestano mio padre ha conosciuto mia madre Livia e lì c’era la casa del nonno Ernesto Fedolfi che è rimasta di nostra proprietà per molto tempo, lì ho conosciuto mio marito, lì d’estate tornavo in vacanza con mio padre e mio figlio Stefano mia sorella Anna e mia nipote Rossana; e lì ci sono sepolti i miei cari, ma non il nonno ”Severino Silvani”…, mi piacerebbe che tornasse lì...

Differenti punti di vista


Sintesi di come le cose siano relative...

 
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