In questo blog credo che archivierò un pò di tutto da miei disegni a pensieri svalvolati e no (anche se questi ultimi saranno in minor numero!) Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.

12 aprile 2007

Severino Silvani (parte I)

Questo è un articolo che mia madre Silvana Silvani ha voluto dedicare a suo nonno, mio bis nonno, come un omaggio ad un artista che non è riuscito ad avere quella soddisfazione di poter vedere il suo lavoro concretizzarsi come avrebbe voluto.

Mio nonno Severino Silvani, nato a Calestano nel 1878 e morto a Parma nel 1965,ispirandosi al padre, Erminio Silvani, che era un buon scultore in legno, si dedicò all’attività artistica perfezionandosi nelle migliori scuole d’arte, iscrivendosi prima all’ Accademia di Belle Arti di Parma e successivamentea corsi speciali dell’Accademia di Brera a Milano.Anche se dotato di istintivo talento e di singolare vigoria espressiva, era sempre insoddisfatto di sé e delle proprie realizzazioni, forse per questo non ha mai voluto firmare le sue tele,infatti della

firma ne rimangono pochissimi esempi (vedi figura a fianco).

Umile e schivo di ogni riconoscimento, si è ritirato nel suo guscio e nel silenzio del suo lavoro.Forse le speranze ed i sogni che i successi scolastici avevano alimentato, vennero a scontrarsi con la dura realtà della vita;i suoi lavori migliori, andati perduti nel terremoto di Messina nel 1909, il continuo pellegrinaggio per la provincia di Parma seguendo gli spostamenti della moglie, maestra,senza vendere una tela, infatti data la sua specializzazione in figura (Ritratto) fu difficile per lui piazzare e vendere le sue opere così da poter mantenere la famiglia che stava aumentando; infatti erano nati i due figli Erminio e Giuseppina.
Fra rinunce e sacrifici, intanto correvano gli anni e poiché aveva idealizzato troppo il suo lavoro artistico, non era mai soddisfatto delle sue opere e spesso scontento le distruggeva, talvolta invece per risparmiare sulle tele dipingeva su entrambi i lati.
Più tardi stante le accresciute necessità famigliari, il compromesso con l’arte si dimostrò sempre più necessario e imperativo; suo malgrado fu costretto ad accettare le ordinazioni e la committenza sempre più impegnativa di una nota agenzia parmense di arredi ed arazzi sacri.
Ancora una volta “l’Arte“ ha dovuto cedere alla necessità e “l’Ideale” all’incedere inesorabile della pressione economica.
Forse è stato questo esempio che ha spinto poi mio padre Erminio a seguire tutt’altra strada, anche se, di natura dotato di attitudini al disegno, infatti lui si è dedicato alla pittura tardivamente quando ormai era in pensione e considerava dipingere il suo hobby preferito. Io invece ero molto giovane quando il nonno morì e di lui ho pochi ricordi, ma i suoi ritratti, le sue opere da sempre presenti in casa mi hanno accompagnata, cresciuta e quella atmosfera magica che ho respirato, mi ha sicuramente spinto agli studi artistici che ho intrapreso a Firenze, diventando così, anch’io come il nonno, insegnante di disegno.
Ma, tra i racconti di mio padre, e la riflessione derivata dalla catalogazione dei quadri in mio possesso, quasi come per effetto di un flashback, con mia grande gioia, ho ricostruito i frammenti della mia e della sua vita, ritrovando le comuni origini.
E le origini riconducono a Parma ma soprattutto a Calestano, lì il nonno è nato, vissuto per molto,ha incontrato la nonnina Dirce maestra e con lei si è sposato ed è tornato a vivere nella casa del centro di Calestano, sopra la tabaccheria e vicino alla gelateria della signora Gina (“Amarcord”).
Sempre a Calestano mio padre ha conosciuto mia madre Livia e lì c’era la casa del nonno Ernesto Fedolfi che è rimasta di nostra proprietà per molto tempo, lì ho conosciuto mio marito, lì d’estate tornavo in vacanza con mio padre e mio figlio Stefano mia sorella Anna e mia nipote Rossana; e lì ci sono sepolti i miei cari, ma non il nonno ”Severino Silvani”…, mi piacerebbe che tornasse lì...

 
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